di Luigi Asero
La risposta russa all’espulsione di 160 suoi diplomatici (fra cui due dall’Italia) non si è fatta attendere e ieri Mosca ha annunciato l’espulsione di 150 diplomatici occidentali, nonché la chiusura del consolato USA a San Pietroburgo.
La decisione segue l’espulsione di suoi diplomatici fra i quali 12 diplomatici operanti all’ONU a New York e 48 dipendenti dell’ambasciata a Washington e il resto (160 in totale) espulsi dalle principali ambasciate nell’Unione Europea.
La decisione è stata comunicata ufficialmente dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov all’ambasciatore statunitense a Mosca, John M. Huntsman jr.
Ufficialmente tutto è partito dopo l’avvelenamento di un’ex spia russa, Sergey Skripal e della figlia Yulia, avvenuto lo scorso 4 marzo nel Regno Unito. Fatto per il quale Theresa May ha accusato (senza però fornire prova alcuna) direttamente il presidente russo Vladimir Putin.
Il ministro degli Esteri russo ha precisato che la Russia sta reagendo alle “azioni assolutamente inaccettabili che vengono prese nei suoi confronti, sotto la pesante pressione degli Stati Uniti e del Regno Unito, con il pretesto del cosiddetto caso Skripal“. Il Regno Unito, per il ministro russo, sta “costringendo tutti a seguire questa direzione anti-russa“.
Va ricordato che questa escalation fra Occidente e Russia ha toccato picchi pari soltanto al periodo che si credeva ormai chiuso della Guerra Fredda, dove fra i due blocchi c’era (e c’è) l’Europa. Come appena ieri ricordava il nostro direttore, Salvo Barbagallo, in un lungo pezzo pubblicato su questo quotidiano, adesso “di mezzo c’è il Mediterraneo” e a proposito di questa nuova guerra fredda “Putin, una manciata di giorni addietro, è stato rieletto Presidente della Federazione Russa per la quarta volta consecutiva, l’ostracismo nei suoi confronti e in ciò che la Russia rappresenta è proseguito e prosegue, raggiungendo in questi giorni un livello che di certo può (o dovrebbe) considerarsi “pericoloso” per la stabilità (e forse anche per la stessa sopravvivenza) dell’intero pianeta.“
Nel Mediterraneo, culla di Pace (una volta, forse) c’è la nostra Isola, la Sicilia. In più articoli precedenti abbiamo raccontato e ricordato le continue esercitazioni aeronavali della NATO nelle acque dell’ex Mare Nostrum, e la contemporanea presenza delle forze della Russia. Sottolineando, con ciò, più volte la pericolosità delle molte stabili installazioni militari USA in territorio Siciliano, fortemente attrezzate per ogni possibile evento bellico, da Sigonella a Niscemi, da Augusta a Trapani. Situazioni che pongono soprattutto la Sicilia in condizioni di “piattaforma bellica” da utilizzare in qualsiasi momento. E naturalmente ponendola anche come bersaglio principale proprio a causa di queste installazioni belliche a “uso condiviso”.
“Argomenti che i mass media ignorano (volutamente?), argomenti che “anche” chi governa l’Isola e l’Italia non vogliono trattare e (almeno in apparenza) non prestare la dovuta attenzione“. Così conclude Salvo Barbagallo, così continuiamo a ripetere. Troppi “mass media” di regime (spiace dirlo ma è così) sono talmente allineati al Potere da non comprendere (volutamente o meno…) il grande rischio che si corre proprio da noi.